I coristi della Corale Quadriclavio
Ho la fortuna ed il privilegio di parlare quella che è stata definita la lingua più musicale e musicata del pianeta: quella di Napoli. Grazie a due genitori melomani, sono nato e cresciuto col sottofondo della musica operistica, quando esistevano ancora i dischi in vinile, di cui ricordo le copertine con i volti della Callas, di Mario Lanza, di Caruso, di Toscanini, Verdi e di tanti altri, che avrei poi capito e apprezzato molto più avanti negli anni. Mio padre fu cultore della canzone napoletana classica e mia madre è stata contralto, per quasi un trentennio, in una corale polifonica napoletana, in giro proprio come voi della Quadriclavio a fare concerti in Italia e all’estero. Già solo questo fatto disvelerebbe il motivo della mia adesione alla vostra corale! Ma c’è anche dell'altro: all’età di 4 anni, ricordo questo scaffale pieno di LP, da cui ne spiccava uno in particolare, con delle strisce pedonali calpestate da 4 tipi (uno a piedi scalzi) ed un Maggiolino Volkswagen bianco parcheggiato su un marciapiede: era la copertina di Abbey Road dei Beatles, i quali avrebbero poi condizionato per sempre i miei gusti e le influenze musicali. E così, “when I was younger, so much younger than today”, ai tempi del liceo, presi lezioni di batteria sulla mia Ludwig striata del ’70 e formai una cover band dei Beatles, fiero di impersonare Ringo Starr. Suonavamo e cantavamo nei pub e alle feste, con una discreta tecnica contrappuntistica a doppie e triple voci. Che tempi spensierati gli anni 80! Poi, come per un destino karmico, la band si sciolse per questioni sentimentali del lead vocal, ma c’era d’aspettarselo vista la similitudine con l’epilogo dei Fab4. Con questo background di gioventù, ho deciso di ritornare a rivivere insieme a voi quelle sensazioni somato-emozionali, grazie agli effetti catartici e taumaturgici della musica e del canto sulla psiche, durante questo fantastico percorso musicale con voi. Ve ne sono grato. Napoli, 18/02/2016 Gianluca
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