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Non so se essere nata nel ’55 (chi conosce un po’ la Smorfia mi capirà) in
una via intitolata a Francesco Cilea,possa avere avuto qualche influenza sul
mio rapporto con la musica, ma di certo aver avuto una famiglia come la mia,
sì.
Mia nonna, “Donna Concetta,” era una donna molto rispettata nella Catanzaro
dei primi del novecento. Vedova di guerra, aveva tirato su da sola un
figlio, curando le sue malattie, aiutandolo a studiare, aspettandolo di
ritorno dalla prigionia in Africa, pregando per la sua salvezza.
Nell’attesa lei cantava l’opera, magari rassettando la casa, o sbucciando i
fagioli per farne la minestra… aveva una voce splendida, da soprano.
A mille chilometri di distanza, però, suo figlio non era da meno, gli
inglesi, di cui era prigioniero in Kenya, avevano scoperto che il Capitano
Barberio aveva una voce molto melodiosa ed un gran talento nel suonare il
mandolino, così gli avevano assegnato una posizione di privilegio facendogli
rallegrare le loro serate e, stretta con lui sincera amicizia, gli avevano
insegnato le loro canzoni in inglese, facendolo appassionare sempre più alla
musica ed al canto, che in quel frangente avevano costituito la sua ancora
di salvezza.
Quando dopo alcuni anni sono nata io, mi sono ritrovata una mamma con un
desiderio irrealizzato di suonare il pianoforte, e poiché mio fratello, di
qualche anno maggiore, non ha mai gradito particolarmente lo studio (pur
essendo una persona sorprendentemente dotata in moltissimi campi), ha ben
pensato di “convincere” me ad imparare a suonare.
Non racconterò delle sceneggiate che si svolgevano a casa mia quando dovevo
andare a lezione di piano: avevo appena cinque anni, volevo giocare e,
soprattutto, l’insegnante di musica era scandalosamente noiosa ed incapace
(se ne accorgeva anche un bambino…..!), dirò solo che mia mamma mi
“accompagnava” alla porta con il battipanni in mano……..tuonando testualmente
”Un giorno mi ringrazierai!!!”
Cominciai a ringraziarla dopo solo un paio di anni, quando feci la mia prima
esperienza di “canto corale”: mia nonna, mio papà ed io che li accompagnavo
al piano, cantavamo “Fiorin fiorello”, ”Reginella campagnola”, ”Malafemmena”
e poi “Blue moon”, ”Over the rainbow”…. solo ricordarlo mi commuove, la
passione per il canto mi è nata così.
Mio fratello intanto storceva il naso, i suoi gusti musicali non
apprezzavano quei generi, ma, avendo una bellissima voce, anche lui presto
intraprese la strada della musica, cantando in un complesso che faceva
intrattenimento ai matrimoni e qualche serata in feste private.
Non chiedetevi di mia mamma: se tutti cantavamo qualcuno doveva pur
lavorare,no?
Scherzi a parte, ci fu una brusca interruzione nel mio percorso musicale,
nel ’73 mi iscrissi all’università’ a Bologna e dimenticai canto e
pianoforte, nella camera in affitto in cui ho vissuto quattro anni non avevo
neppure l’uso della cucina, figurarsi del pianoforte!
Nella trentina d’anni che sono seguiti (temevate già che volessi raccontarvi
anche quelli, eh?!), ho privilegiato altre cose: studi (ho cercato invano
l’analogia fra matematica e musica), affetti, famiglia, lavoro, teatro,
corsi di cucina (…!!!), lasciando se non latente quanto meno in secondo
piano la mia propensione per la musica.
Entrare a far parte di questo coro, in cui ho conosciuto tante persone
davvero splendide e con la mia stessa passione, mi ha dato una bella carica
ravvivando i colori della mia vita, e non vi sembri esagerato. Ho solo il
rimpianto di non esserci arrivata prima…
Maggio 2006 |
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