I coristi della Corale Quadriclavio
Nella Corale Quadriclavio dal 2002
All’ età di 9 anni pesavo 84 kg. ed ero allegra e cordiale, ma a scuola, nonostante la maestra fosse una brava persona, e i compagni carini, avevo sempre quella subdola e infame sensazione di rifiuto da parte del gruppo: ero sempre messa negli ultimi banchi, non venivo mai chiamata per scrivere i buoni e i cattivi alla lavagna, non venivo mai eletta capoclasse, non venivo invitata alle feste per paura che mangiassi troppo e non solo; anche i miei profitti nello studio, benché eccellenti, non producevano mai, nella maestra, quell’ ammirazione, lode e gratificazione, che mi sembrava fossero invece elargite con dovizia ai miei compagni. Ciononostante la mia giovialità non aveva subito gravi ripercussioni, ma mi avviliva non poterla esternare e trasmettere intorno a me Un bel giorno la direttrice della scuola si presenta in classe dicendo che non so ben quale speciale associazione, promuoveva una ricerca sul dialetto bolognese, e quindi invitava i bimbi cimentarsi con lo studio e la recita, affinché uno di loro fosse scelto per interpretare il ruolo della “Sgnéra Catareina” famosissima scrittrice ed interprete dei celeberrimi “Sonetti bolognesi”.
Ovviamente la scelta della maestra per le prime prove cadde sulla mia compagna Laura: trecce corvine lunghissime, grembiule sempre immacolato, risposta sempre pronta e pertinente, mai che si fosse dimenticata una matita, un foglio, un compito …………. Il vero prototipo della perfezione. Purtroppo però nella recita in dialetto, la sua perfezione ed integrità la facevano sembrare un trumò che emetteva suoni incomprensibili…..
La maestra tentò con altre compagne carine, perfino con qualche maschietto, ma tutti erano indicibilmente ed inequivocabilmente penosi, perché il “bolognese”andava esternato con un sentimento e una carica speciale, non bastava pronunciarlo, bisognava enunciarlo!
Un bel momento, quando la maestra quasi gliel’aveva data su, con uno sforzo supremo di coraggio mi presentai chiedendo che mi fosse affidata la parte da studiare. Notai per un attimo, ma solo per un attimo, un vago senso di sgomento….. quasi disgusto passare dietro il suo sguardo, ma la mia sconfinata fiducia nel prossimo mi impedì di considerare qualsiasi ipotesi negativa, e così presi la parte che la maestra mi aveva affidato con malcelata riluttanza, e me ne andai a casa tutta contenta.
Mia madre, che subito si appassionò al progetto, mi cucì un grembiale da “rzdaura” e mio padre, mitico bolognese della bassa che aveva capito l’ importanza del ruolo, passò le sue serate a insegnarmi correggermi e suggerirmi, finché non mi sentii pronta per presentarmi alla maestra.
Provate ad immaginare un botolo di 9 anni e del peso di 84 kg . infagottato in abiti da contadina dei primi dell’ 900 che recita, con discreta tecnica, ma soprattutto con grande entusiasmo, le arguzie e i detti popolari del dialetto bolognese……….ci fu qualcuno che stette male dal ridere!
La mia vita cambiò! Nonostante sia rimasta sempre una di quelle bambine di cui la gente diceva: “Ma che simpatica….” E mai: “ma che carina!” ero diventata la star della scuola. Le elezioni a capoclasse divennero superflue, non ci fu più bisogno di scrivere buoni e cattivi alla lavagna, bastava che io parlassi in bolognese per tenere sedati dalle risate tutti i bambini, i banchi delle ultime file diventarono i più frequentati, per non parlare delle feste, dove i genitori dei miei compagni invitavano amici e parenti per sentirmi recitare………… Anche lo studio ebbe i suoi vantaggi: mi sembrò, ma forse era solo un’ impressione, che mi servissero meno ore di fatica e di impegno per raccogliere voti eccellenti e lodi di merito.
Ed eccomi qui, una volta ancora sul palcoscenico. Grazie Coro, grazie Lorenzo che dopo anni in cui avevo quasi dimenticato quelle magnifiche sensazioni, me le avete fatte ritrovare ! |
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Ottobre 2004